La storia dei giochi da tavolo è antica tanto quanto la storia della civiltà umana. Un esempio sopra a tutti gli altri è quello dei mancala, una famiglia di giochi da tavolo noti anche come giochi di semina, che hanno avuto probabilmente origine nel Nord Africa tra i 1000 e i 3000 anni fa e che si sono diffusi poi in tutto il continente arrivando a raggiungere il Sudest Asiatico e l’America centrale. Lo studio approfondito dei giochi da tavolo richiede uno sforzo multidisciplinare che riguarda storici, antropologi, matematici, sociologi e psicologi.

Non è necessario avere una cultura tanto approfondita dei giochi da tavolo per poterci giocare e potersene appassionare ma conoscere almeno a grandi linee cosa sono e alcune classificazioni più comuni dei giochi da tavolo è imprescindibile per chiunque si proponga di utilizzarli in contesti di teambuilding.
Pervenire ad una definizione unica e chiara del gioco da tavolo è complesso e forse impossibile visto che dentro ad un solo termine ricadono tantissime varianti dalle caratteristiche più disparate, pertanto di seguito elencherò alcune distinzioni tra le più comprensive e note che riguardano i giochi da tavolo.

Dall’astrazione alla simulazione
Un gioco da tavolo può cercare di riprodurre degli elementi del mondo reale attraverso un ambientazione e delle regole che mimano la realtà. Per esempio, la dinamica di gioco e l’ambientazione del Risiko simulano un conflitto globale in cui ciascun giocatore con il proprio esercito cerca di prevalere sugli avversari. Altri giochi invece hanno dinamiche completamente astratte, in questo senso vi è uno scontro anche nel gioco della Dama che però non prevede un ambientazione simulativa e degli elementi rappresentativi della realtà: ci sono pedoni e caselle (o case), regole di movimento e di presa, in contrasto con carri armati, territori, una plancia che ricalca una mappa politica.

Nel contesto del teambuilding scegliere tra uno di questi due tipi di giochi significa dare maggior peso alla realtà che si vuole rappresentare o alle dinamiche di gioco che si vuole far sperimentare ai giocatori. Come sempre non esiste una categoria preferibile in assoluto poiché tutto dipende dagli scopi che si vuole raggiungere.

Dall’ordine al caos
Una ulteriore e importante distinzione è data dal peso che viene dato alla casualità all’interno di un boardgame. Esistono giochi in cui questa componente è completamente assente, l’esempio migliore è dato dagli scacchi la cui dinamica è totalmente deterministica: ciò che accade è la diretta conseguenza delle mosse dei giocatori. All’estremo opposto ci sono giochi in cui tutto dipende da un elemento casuale come il tiro di un dado o l’estrazione di una carta da un mazzo coperto. Ad esempio nel Gioco dell’Oca o del suo analogo Serpenti e Scale, il giocatore vince o perde esclusivamente sulla base del risultato ottenuto nel lancio di dadi.

Esiste comunque un ampio territorio che divide questi due estremi: è l’ambito delle scelte strategiche su base statistica. Un esempio può chiarire meglio questo concetto: nel celebre gioco Monopoli, i giocatori si muovono sul tabellone attraverso il tiro di dadi, pertanto è presente una componente aleatoria importante dalla quale dipendono delle conseguenze sul giocatore che possono fare la differenza tra una partita vinta ed una persa. Nonostante questo elemento di casualità è possibile anche fare delle scelte da cui dipende una strategia e non tutte le strategie sono ugualmente efficaci. La componente aleatoria fa sì che anche con la migliore delle strategie si possa perdere una partita in funzione di una gran sfortuna nel lancio di dadi ma l’abilità di un giocatore di Monopoli emerge attraverso un gran numero di partite e la capacità di affinare le proprie scelte per riuscire a gestire il rischio in maniera sempre più ottimale.
Alla luce di tutto questo diventa evidente che scegliere di utilizzare all’interno di un teambuilding un gioco deterministico a informazione completa e somma zero che prevede un ottimo paretiano oppure scegliere un gioco il cui risultato dipende unicamente dal tiro di un dado, oppure ancora scegliere di utilizzare una delle infinite varianti presenti tra questi due estremi, significa compiere una scelta importante rispetto al tipo di problem solving e al decision making al quale saranno sottoposti i giocatori.

Dalla competizione alla cooperazione
Sebbene la stragrande maggioranza dei giochi da tavolo preveda il confronto tra i giocatori che si sfidano per conseguire la propria vittoria personale a discapito degli altri, esistono anche giochi da tavolo che richiedono ai giocatori di unire i propri sforzi per vincere contro il gioco stesso, è il caso dei giochi cooperativi. Anche in questo caso è presente un territorio di mezzo in cui i due opposti risultano essere entrambi presenti dando vita a dinamiche che in alcuni momenti favoriscono al cooperazione e in altri il vantaggio personale.
La scelta di includere questa distinzione non è data dalla sua rappresentatività, come detto poco sopra la maggior parte dei giochi è semplicemente competitiva. Tuttavia la realtà, anche quella aziendale, raramente è così dichiaratamente ed esclusivamente competitiva. Qualunque posizione un individuo ricopra all’interno di un’organizzazione dipende dall’esistenza dell’organizzazione stessa, ovvero dalla capacità dei suoi membri di cooperare affinché l’organizzazione continui ad esistere. Eppure la maggior parte delle aziende opera in condizioni di libero mercato in cui la capacità di competere con le altre aziende è indispensabile all’esistenza dell’azienda stessa. Tutto ciò implica che nel mondo del lavoro siano presenti entrambe le dimensioni: verso l’interno attraverso la cooperazione e verso l’esterno attraverso la competizione. Il fallimento nella scelta di quale di queste strategie utilizzare in quali contesti è alla base di molti dei conflitti e degli insuccessi che le realtà aziendali incontrano di continuo.

Agli appassionati dei giochi da tavolo queste poche distinzioni appariranno insufficienti e riduttive. Il mio scopo non è quello di compendiare ogni singola caratteristica possibile di un gioco da tavolo, solo mostrare che i boardgame sono una grande famiglia di giochi e come accade in ogni grande famiglia alcuni dei suoi membri possono essere così diversi tra loro da fare fatica riconoscersi come tali. 

Allo stesso tempo per (ri)conoscere qualcosa è necessario saper identificare almeno alcune delle sue caratteristiche. Quelle sopra elencate sono alcune tra le più rilevanti agli scopi di un teambuilding e spero possano aiutare chiunque decida di utilizzarli in azienda a operare delle scelte di buon senso rispetto ai propri obiettivi.